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"L'arte è la forma più alta della speranza" G.Richter


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"Quotidiana Bellezza
Art in Nature Symposium"



Nella primavera del 2019 Artetica ha organizzato il primo Simposio di Arte Ambientale in Sardegna.

Qui vi presentiamo gli artisti che hanno collaborato ad arricchire il meraviglioso panorama del bosco del Parco Archeologico di Villanovaforru con la propria presenza, con la propria arte, con interesse all'approfondimento, alla conoscenza e spirito di collaborazione.

Qui di seguito vi raccontiamo questa avventura.



elena rondini



l'artista



Elena Rondini, nata a Roma nel 1976, è un'artista visiva e insegnante di scultura, diplomata in Scultura all'Accademia di Belle Arti di Roma e specializzata poi all'Accademia di Carrara.

Le sperimentazioni con molte diverse tecniche artistiche e l'influenza che hanno avuto su di lei alcuni suoi maestri come Nato Frascà e Roberto Almagno, le hanno aperto particolari vie di sperimentazione, e le conferiscono capacità e ispirazione per la sua ricerca artistica. Lavora regolarmente con diverse tecniche e linguaggi artistici, privilegiando la scultura, l'installazione, l'arte ambientale.

Nelle sue opere appare spesso il tema della memoria: dai racconti dell'infanzia al recupero dell'arte antica, vengono indagati i temi della memoria collettiva. Emergono immagini che vengono utilizzate come materia prima per creare nuovi elementi espressivi, spesso attraverso piccoli cambiamenti di significato, passando dalla forma al linguaggio e viceversa. I contenuti grotteschi e ironici, le libere associazioni, l'uso del pensiero narrativo applicato all'arte, i materiali sfruttati in una forma inaspettata, sono tutti mezzi per arrivare a un coinvolgimento intellettuale ed emotivo, attraendo e stimolando il fruitore in un'esperienza complessa, che si sviluppa con lentezza, e necessita di un tempo di partecipazione allargato, tipico della scultura.

Vive e lavora tra Roma e Cagliari, e dalla prima gioventù espone le sue opere in Italia e all'estero.
Elena Rondini dal 2005 è la Presidente dell'Associazione Artetica e ideatrice del nostro Simposio di Arte nella Natura.





l'esperienza



"Come la maggior parte dei progetti che abbiamo realizzato con Artetica, anche questo è stato pensato come una sfida: portare l'arte contemporanea dove meno è presente, farla conoscere in modo diretto a persone che, in gran parte, non ne hanno esperienza; lavorare nella natura utilizzando solo materiali biodegradabili, e solo con attrezzature manuali; far partecipare artisti internazionali ad un simposio organizzato in un piccolo villaggio dell'interno della Sardegna, senza chiedere una lira agli enti locali, ma ottenendo dal Comune di Villanovaforru ospitalità gratuita e spazi dove lavorare, in luoghi importanti per la cultura e per la comunità, e molto altro. Questo si è potuto realizzare, in mezzo a mille difficoltà ed imprevisti, con le poche risorse dell'associazione e grazie alla passione per l'arte e al desiderio di conoscenza che ha mosso gli artisti a investire in questa piccola utopica sfida: attraverso l'Arte scoprire il diverso e lo sconosciuto, collaborare, ri-conoscersi, coinvolgere con rispetto le comunità locali, e lasciare al nostro passaggio qualcosa di bello, che sia effimero o meno, ma comunque creato nel rispetto della natura e delle persone che la vivono. Per quanto difficile nell'organizzazione visti i presupposti, quest'esperienza per me è stata affascinante, molto significativa e la intendo solo come un primo passo di un più lungo percorso." E. Rondini





"Il Ramo d'Oro"



Installazione ambientale

Foglia d'oro, pigmenti naturali, colla di caseina, colla animale;

dim. 90x70x110 cm circa

Durante il primo sopralluogo nel parco in cui si è svolto il Simposio, sulla collina che copre le pendici del nuraghe e del villaggio nuragico di Genna Maria, ho individuato un manufatto di cemento abbandonato, che probabilmente era stato in passato la base di un lampione: un mucchio informe di cemento con delle pietre conglomerate, e un foro centrale. Studiando meglio questo sfregio ambientale inamovibile, rimasto abbandonato da chissà quanto tempo, ho deciso che avrei realizzato qualcosa proprio lì; con più attenzione ho scoperto che il foro aveva permesso ad una piantina di leccio di nascere e cominciare a crescere protetta dalle intemperie. Il rametto di quercia “coperto dalla selva e cinto da fitte ombre” mi ha riportato immediatamente alla leggenda che dà il nome alla famosa ricerca antropologica di J.Frazer "Il Ramo d'Oro"(1911). A Nemi, nel bosco sacro alla dea Diana, si trovava un particolare albero che aveva un ramo d'oro: su questo vegliava un sacerdote-guerriero, il re del bosco, rex nemorensis. Per prendere il suo posto uno schiavo fuggitivo avrebbe dovuto strappare il mitico Ramo d'Oro, ma per farlo era necessario uccidere il sacerdote in carica, che lo proteggeva a costo della sua vita. In questo modo i Re del Bosco si succedevano di omicidio in omicidio, dalla notte dei tempi fino addirittura all'età imperiale. La leggenda si ricollega al viaggio compiuto da Enea nell'Ade per conoscere il suo destino: "Stando a quanto dicevano gli antichi, la fronda era quel ramo d'oro che, per ordine della sibilla, Enea colse prima di affrontare il periglioso viaggio nel mondo dei morti." J.Frazer In entrambe le storie questo speciale ramo d'oro può dare l'accesso, a chi ne sia degno o ne abbia il coraggio, al mondo dei morti: che sia l'aldilà, o che sia una vita sacerdotale dedicata all'omicidio (o alla morte). Questo foro tanto profondo che non se ne distingue la base, inficcato nella collina che copre la sommità del villaggio nuragico, che ho immaginato ancora integra, con spazi vuoti ricoperti dal terreno, ma ancora pieni di passaggi segreti e percorsi nel profondo della terra, mi è sembrato il luogo adatto in cui il Ramo d'oro avrebbe potuto insediarsi. Per questo ho dato l'oro alla foglia e pigmento alle pietre e al cemento, simulando il sangue sparso su una brulla pietra divenuta ara sacrificale. L'area nuragica ed i racconti fatti dai locali sulla storia dei luoghi infatti mi hanno ricordato le parole di Frazer: "...riguardo al problema cruciale della consuetudine di mettere a morte i sovrani allo scadere di un determinato lasso di tempo oppure ogniqualvolta la loro forza o la loro salute dessero segni di declino, sono nel frattempo aumentate le prove che confermano come questa usanza fosse largamente diffusa."





"Uscita di sicurezza"



OPERA DI ARTE AMBIENTALE PER IL PARCO ARCHEOLOGICO GENNA MARIA (Villanovaforru, Cagliari) Materiali: di recupero, pigmenti naturali, colla di caseina, cera d'api, lana naturale, ferro, tane di vespa muratrice, albero; Dimensioni 500x6x4 mt


Durante le visite al nuraghe Genna Maria abbiamo saputo che gli ultimi abitanti del villaggio arcaico erano fuggiti improvvisamente, senza avere il tempo per portare via niente, probabilmente per un evento imprevedibile e catastrofico (incendio, assedio...).


Lavorando attorno a questo sito ho immaginato, nel cavo delle radici di un albero dalle forme fiabesche, una porticina aperta verso “altrove”, un pò come un accesso alla casa di uno Hobbit tolkieniano, abitata da palline di lana di pecora, minuscoli richiami agli animali che popolano quelle campagne. La collina dev'essere in realtà piena di stanze e passaggi, luoghi abitati nella più remota antichità, visto che nasconde l'intero villaggio nuragico abbandonato. Preoccupata di quanto già storicamente avvenuto, ho cercato una via di fuga, e sul versante esattamente opposto della collina ho creato un'“uscita di sicurezza”, sfruttando le aperture nel terreno di cunicoli, perfettamente tondi e con una sorta di sportello aperto in creta lavorata. In questo mi ha aiutato il lavoro delle vespe muratrici. Ho voluto dare una via di fuga a questi personaggi che fuoriescono dai cunicoli nascosti nella collina: se da una parte la porticina rossa nasconde una piccola stanza accogliente, diametralmente all'opposto a centinaia di metri di distanza la via di fuga è garantita dalle tane nascoste nel terreno.
Nel fiabesco mondo immaginario come nella storia, è sempre bene avere un'uscita di emergenza.





"Nido (difficile)"



Scultura.

Objet trouvé, argilla locale, paglia, legno di pino, pigmenti naturali, colla di caseina, ferro.


Opera realizzata con materiali naturali reperiti durante il I Simposio di Arte nella Natura "Quotidiana Bellezza", esposta al Museo Archeologico di Villanovaforru (Cagliari), dal 26 aprile al 10 maggio 2019 e donate dall'artista alla stessa Municipalità.



Nel fitto del bosco, insieme a molti altri residui e immondizia, ho trovato una vecchia bobina di fil di ferro. Insieme al materiale che si usa localmente per fare i mattoni in terra cruda (làdiri), e ad un tronco abbandonato, ho realizzato questo rifugio. Sulla sua alta base, come isolato sopra una torre, questo è un nido pericoloso per chiunque si voglia avvicinare a depredarlo, ma ben difficile anche per il suo padrone. Come potrà, al momento giusto, uscire indenne dal suo nido l'abitante dell'uovo? Come in questi luoghi risuona chiaro, l'isolamento ha vantaggi e pericoli.





Elena Rondini



"Il ramo d'oro"



Elena Rondini



"il ramo d'oro"



Elena Rondini



"il ramo d'oro"



Elena Rondini



"il ramo d'oro"



Elena Rondini



"Ramo d'oro" with public



Elena Rondini



"il ramo d'oro"



Elena Rondini



"uscita di sicurezza"



Elena Rondini



"uscita di sicurezza"



Elena Rondini



"uscita di sicurezza"



Elena Rondini



"uscita di sicurezza"



Elena Rondini



"uscita di sicurezza"



Elena Rondini



"Uscita di sicurezza"



Elena Rondini



"Uscita di sicurezza" with public



Elena Rondini



"Uscita di sicurezza" At work



Elena Rondini



"nido (difficile)"



Emanuela Camacci



"DNA Nuragico"



Elena Rondini



"Nido difficile"



Elena Rondini



"Nido difficile"



Emanuela Camacci



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